Dopo aver invaso l' Italia, I Longobardi si trovarono nell' impossibilità
di utilizzare le vie tradizionali per raggiungere Roma; infatti le strade usuali o si trovavano
nel territorio ancora occupato dai Bizantini (via Emilia, via Flaminia) o da questi controllato
(via Cassia, via Aurelia). Così iniziarono ad utilizzare una variante della Cassia romana,
che superava l'Appennino al passo della Cisa e poi attraverso il cuore della Tuscia,
evitando sia la costa che i territori di Chiusi ed Orvieto. Nasce così
la strada del Monte Bardone (Mons Longobardorum = Monte dei Longobardi), poi chiamata
strada Francorum dopo l'occupazione dei Franchi, da cui Francigena e poi sempre più spesso
via Romea, ad indicare la riguadagnata importanza della città eterna.
Nel 990 l'arcivescovo
Sigerico di Canterbury iniziò un pellegrinaggio verso Roma; durante il viaggio di ritorno
annotò i nomi delle submansiones (località) che incontrava lungo la strada.
In questo modo gli storici sono stati in grado di ricostruire a grandi linee l' itinerario della
Via Francigena, o Romea che dir si voglia. Non è infatti possibile determinare l'esatto itinerario
(se non per brevi tratti) per due motivi: innanzi tutto lungo la Francigena, come per tutte le
strade dell'epoca, si formavano e scomparivano percorsi alternativi e collegamenti con le varie
località vicine, creando così un reticolo di strade, più che una strada in
senso moderno. Inoltre, la tecnica costruttiva prevedeva una massicciata di pietre che non era
certo il massimo in quanto a resistenza e durata, tanto è vero che lo Statuto dei Viari
del Comune di Siena (1292) riporta numerosissime deliberazioni per interventi di manutenzione su vari
tratti della strada. Quando un tratto di percorso diveniva obsoleto o scomodo o ancora pericoloso, veniva
abbandonato per un altro, e così scompariva.
Il percorso più antico della via Francigena
(da sud verso nord) passava per San Quirico d'Orcia, Torrenieri, Arbia (Ponte d'Arbia), Siena, Borgonuovo
(Badia a Isola),
Strove, Pieve a Elsa (presso l'attuale Gracciano), S.Martino ai Foci (distrutto dai sangimignanesi nel 1204),
S.Gimignano. E' questo il percorso "collinare", quello percorso da Sigeric nel 994. Col passare degli anni si
sviluppò anche una variante "di fondovalle" a nord di Siena, che nei secoli divenne il percorso predominante,
soprattutto per motivi politici (decadenza di Volterra e inizio del predominio fiorentino); il tracciato
correva lungo la valle dello Staggia, sia in sponda destra (Badesse, Rencine, Galliano, Borgo Marturi cioè
Poggibonsi) che in sponda sinistra (Badia a Isola, Casone, Lisoia, Borgo Marturi) e da qui lungo la valle dell'
Elsa verso nord.
Le tracce del selciato medioevale affiorano qua e là, per esempio sulla Montagnola
tra Mandorlo e Casella o presso Castel Petraia, od anche tra Staggia e Lecchi; molti tratti sono però sepolti dal
terreno o dalla vegetazione, od addirittura sono stati distrutti e dispersi, tanto più che l'esistenza di questa
antica via di comunicazione era nota solamente agli studiosi. Negli ultimi venti anni si è verificata una "riscoperta"
della storia antica del territorio, così che il Medioevo è tornato ad essere motivo di attualità (e di moda, mi
permetto di aggiungere). Il Giubileo del 2000 ha poi rappresentato un'accelerazione nell' interesse verso la via
Romea, con molte centinaia di persone che hanno calcato le orme dei pellegrini a piedi, a cavallo ed in bici.
Il percorso, inizialmente tracciato dalla Federazione Italiana Escusionismo nell' ambito di un progetto finanziato dalla compagnia assicurativa Alleanza, da alcuni anni viene gestito in modo capillare dall' Associazione delle Vie Francigene ed illustrato sul sito
www.viefrancigene.org.
Il percorso ufficiale tracciato sul percorso subisce periodicamente aggiustamenti e piccole modifiche, perciò non stupitevi se doveste verificare che la traccia o la descrizione dovessero presentare qualche piccola differenza.
n° | itinerario | distanza | difficoltà |
1 | San Gimignano - Siena | 49 km | * * * |
2 | Siena-San Quirico | 52 km | * * * |